venerdì 17 gennaio 2020

IL VERBO DELL'INCERTEZZA



Se ti sei cimentato con lo studio del portoghese saprai già quanto questa lingua, sebbene all'inizio possa sembrare poco intelligibile a causa della sua pronuncia simile al russo, è in realtà molto docile per noi italiani (e per gli altri neolatini in genere), visto che la morfologia e la sintassi sono quasi identiche e il vocabolario è molto affine. Anche l'apprendimento dei verbi, soprattutto se hai studiato il latino, ti sarà sembrata una bazzecola: quelli irregolari sono pochissimi, le desinenze sono grosso modo intuibili, i modi e i tempi sono quasi uguali ai nostri e si usano quasi nello stesso modo. Quasi, perché c'è un verbo che sfugge alla comprensione di chi non è lusofono.

È il congiuntivo futuro, un verbo che di primo acchito può sembrare intraducibile e di difficile collocazione nella nostra struttura mentale. Da dove sbuchi fuori questo monello della tabellina dei verbi portoghesi non mi è chiaro: il latino ne è sprovvisto, così come tutte le altre principali lingue neolatine. Lo stesso spagnolo, che ne contemplava la presenza, ne fa a meno da almeno duecento anni. Dev'essere un vezzo tutto iberico che però resiste fortemente avvinghiato nelle menti dei lusofoni e nella loro struttura grammaticale, perché evidentemente risponde a un bisogno tipico di questo popolo. Il congiuntivo futuro esprime infatti l'incertezza di un'azione nel futuro: attitudine molto portoghese, vero?

Podes vir quando quiseres (puoi venire quando vuoi), non quando queres, perché sì, puoi venire quando vuoi, ma che ne so io quando vorrai? Fra mezz'ora? Fra un anno? Mai? Io non posso prevedere la tua volontà, e forse nemmeno tu stesso. Preciso da tua ajuda assim que puderes (ho bisogno del tuo aiuto appena puoi), non assim que podes, perché che ne so io quando e se potrai? Potresti avere un impedimento per dieci minuti, un giorno, una vita, e nessuno può saperlo. Se amanhã vieres (non vens) ofereço-te um café (se domani vieni ti offro un caffè), perché non so se vuoi davvero venire, anche se vieni già tutti i giorni: potrebbe succedere di tutto, potresti all'improvviso non avere più voglia di vedermi, potresti morire soffocato per una spina di baccalà, potresti prendere il primo aereo sola andata per una destinazione sconosciuta, e io qui, ancora ad aspettarti con la macchinetta del caffè pronta.

Non pensare che questa forma verbale sia appannaggio delle sole classi istruite: il congiuntivo futuro è trasversale, usato centinaia di volte al giorno, forse più dell'indicativo, anche da analfabeti e persone che non hanno mai toccato un libro di grammatica. Semplicemente lo usano ignorando di usarlo. Perché è connaturato alla cultura portoghese, ne esprime perfettamente il fatalismo di cui è intrisa e pervasa. E il fatalismo, come sappiamo, è parente stretto della saudade, che in un certo modo vede possibilità laddove c'è solo impossibilità e dubbi dove altri vedrebbero solo certezze. Così il congiuntivo futuro: tutto è possibile, ma anche no.

4 commenti:

  1. é sempre una gioia leggerti.
    Semplicemente lo usano ignorando di usarlo. Perché è connaturato alla cultura portoghese, ne esprime perfettamente il fatalismo di cui è intrisa e pervasa. E il fatalismo, come sappiamo, è parente stretto della saudade, che in un certo modo vede possibilità laddove c'è solo impossibilità e dubbi dove altri vedrebbero solo certezze. Così il congiuntivo futuro: tutto è possibile, ma anche no.

    Bellissimo questo paragrafo. grazie

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