Una volta lo Zio
Paperone, in risposta ai tre pedanti nipotini che gli facevano notare
che Cina e Giappone non sono la stessa cosa, spiegò stizzito: “Tsk!
Sulla carta geografica distano meno di un palmo”. Dev'essere questo
il ragionamento di molti tuoi connazionali quando confondono il
Portogallo con la Spagna.
Peggio: non si limitano a
confonderlo, che riuscirei pure a capirlo, ma pensano che il
Portogallo sia un protettorato, una contea, una dépendance della
Spagna dove si parla una specie di spagnolo che somiglia vagamente al
“brasiliano”, e quando glielo fai notare hanno anche il coraggio
di rispondere “va be', più o meno è la stessa cosa”. È la
medesima plebaglia che quando atterra a Lisbona comincia a dire gracias anziché obrigado, a conferma del fatto che le
due lingue sono uguali, e a produrre fonemi pseudospagnoli salvo poi
capire, dopo un paio di giorni, che forse la lingua che vi si parla è
decisamente un'altra.
I nemici però sono anche
i finti illuminati che millantano la conoscenza della cultura
portoghese ma vengono poi sbugiardati da dettagli che fanno
rabbrividire: strafalcioni da condanna capitale che testimoniano come
certa gente sia inconsciamente convinta della subalternità del
Portogallo alla Spagna. Come per esempio la Dandini, che nella sua trasmissione presenta “Hosé” Saramago. Certamente da prendere a
sberle ma mai quanto un critico, di cui purtroppo non ricordo il
nome, che recensendo su Repubblica il romanzo di Saramago “Le
intermittenze della morte” e volendo farsi il figo citando il
titolo originale, se ne uscì con “Las intermitencias de la muerte”
anziché “As intermitências
da morte”. Oppure, esperienza personale, un'editor della maggior
casa editrice italiana, alle prese con un racconto ambientato nel
Bairro Alto, con odiosa sicumera intervenne con la sua matita rossa
scrivendo: “sicuro che non è Barrio?” (come tra l'altro scrivono
le riviste di viaggi quando parlano dell'effervescente notte nel
quartiere lisboeta). Ma il brivido più lungo d'indignazione,
corrispondente alla visione di un intero film, l'ho avuto quando ho
visto Lisbon Story. L'edizione italiana è da galera: pronunce
storpiate in una sconosciuta lingua neolatina e traduzioni inventate
si susseguono a perdifiato.
Io naturalmente nel mio
piccolo m'impegno quotidianamente nella battaglia del riconoscimento
dell'identità portoghese, ma ancora oggi alcuni miei conoscenti si
lasciano scappare da improvvide labbra la seguente frase: “Quando
sei tornato dalla Spagna?” o, se vogliono essere più precisi:
“Quando sei tornato da Barcellona?” (la desinenza -ona manda
fuori strada, a questo punto potrebbero benissimo dire Sulmona od
Ortona). Finora ho fatto gentilmente notare che si tratta
rispettivamente di Portogallo e Lisbona, ma anche la mia proverbiale
pazienza ha un limite. Presto sentirai parlare di crani sfondati a
colpi di galletto di Barcelos, simbolo del Portogallo (v. foto). Se
non entra in testa in un modo, ci entrerà in un altro.
Purtroppo è verissimo, lo lamentiamo tutti noi che abitiamo a Lisbona (classica la domanda: "come va con lo spagnolo?").
RispondiEliminaNon ricordo questo dettaglio di Lisbon Story, lo devo rivedere (lo vidi quando ancora non stavo qua, quindi non colsi i fatti linguistici). Però c'è da dire che la pronuncia portoghese non è certo semplice e quindi in un film ci sta che sia un po' storpiata.
Per quanto riguarda José et similia, ho conosciuto anche l'esperienza contraria, ossia un mio amico spagnolo che abita qua e che si chiama Javier: per la disperazione di sentirsi chiamare Xavier ha deciso di cambiare il suo nome adattandolo al portoghese in facebook :)
Pensa che in Lisbon story fanno dire al protagonista che Pessoa vuol dire "nessuno". Non lo metteresti in galera quello che ha curato l'edizione italiana?
EliminaCose che capitano anche a me. Anche Barcellona, ebbene sì, sarà il -ona finale.
RispondiEliminaMa neanch'io ricordavo errori nel doppiaggio di Lisbon Story. Sarà che l'ho visto che ancora non parlavo una parola di portoghese...
E quando ti capita non ti viene un istinto omicida? A me sì :-)
EliminaPensa che in Lisbon Story il tizio diceva che "Pessoa" vuol dire "nessuno". Un falso che grida vendetta!
Proprio vero che "de Espanha nem bom vento nem bom casamento!"
RispondiEliminaEsattamente, come ripeteva sempre la mia prof di portoghese :-)
EliminaI portoghesi e spagnoli sono fratelli. La comunicazione tra loro = super facile.
RispondiEliminaGli italiani sono super arrogante e estremamente fastidioso.
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