Sarà stufo, questo
elevador, di essere sotto gli occhi di tutti. Giorno e notte,
bersagliato dalle fotocamere dei turisti, mai lasciato un momento da
solo dai vecchietti perdigiorno che lo piantonano guardando la gente
che passa, soprattutto quella che esce con la busta della spesa dal
MiniPreço lì accanto o dal fruttivendolo Superfrutas do
Calhariz (dal nome del largo in cui si trova).
Sempre tormentato
dal continuo via vai di pedoni, anche di notte, quando torme di
giovani gli passano accanto per andare ad abbeverarsi di birra e
alcol proprio nei numerosi locali davanti ai quali lui dovrebbe
passare. Uff, è proprio vero: l'elevador da Bica, il più
popolare della città, non trova mai pace.
Sarà perché si trova a
un passo dal Chiado, dal Bairro Alto e da Santa
Catarina, praticamente nel triangolo delle Bermuda della vita
notturna e diurna lisboeta, l'elevador da Bica è il
più visto e strapazzato degli ascensori di Lisboa. Inaugurato nel
1892, inizialmente funzionava grazie a un meccanismo idrico, passò
poi alla trazione a vapore per poi arrivare, nel 1914,
all'alimentazione elettrica, quella che ancora lo fa caracollare su e
giù per la calçada. Però diciamo che il suo uso è
facoltativo: infatti il suo percorso di 283 metri, che si dispiega
lungo la rua da Bica de Duarte Belo, pur ripido, non stronca i
bronchi come ad esempio quello dell'elevador do Lavra. Diciamo
che si può tranquillamente percorrere a piedi senza arrivare in cima
stremati.
Però attenzione perché,
se proprio vuoi prenderlo per salire, non devi cercare la fermata
dell'elevador. Infatti il capolinea a valle, in rua de São
Paulo, è un grosso portone sormontato dalla scritta a caratteri
cubitali Ascensor da Bica (sì, la dicitura corretta sarebbe
ascensor, ma tutti dicono elevador), entrando nel quale
ti ritrovi a tu per tu col simpatico trabiccolo. Se poi fossi stato
qui l'anno scorso, ti saresti trovato a tu per tu con un elevador
completamente ricoperto di una vernice cromata: una mise che il
giocattolino ha sfoggiato per vari mesi. Una mise futuribile e
giocosa di questo simbolo della città, che adesso però è tornato
al suo familiare e rassicurante giallo canarino. Una mise che potevi
vedere solo a Lisbona, specializzata nel mischiare il tradizionale
con il contemporaneo. Capito, Roma?
Eh sì, mischiare vecchio e nuovo qua è proprio una specialità (che tra l'altro io adoro).
RispondiEliminaE già, Elle. Questa città si fa amare anche per questo.
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