Se in Italia un ristorante ti ha servito del cibo scaduto tu cosa fai, gli mandi le maledizioni mentre sei sul WC? Se un tassista ti frega sul tassametro che fai, lo prendi a male parole rischiando che ti prenda a sganassoni? Se un negoziante ti vende un prodotto deteriorato che fai, ti metti a litigare? In Portogallo fai valere i tuoi diritti ed eviti i travasi di bile. Ecco perché.
Rispetto all'Italia, patria dell'operetta, i consumatori sono molto più tutelati. Un commesso sgarbato? Un servizio effettuato coi piedi? Pronuncia la frase magica: “Posso avere il Libro dei Reclami?” e vedrai il tuo interlocutore implorarti pietà. Ecco, il Livro de Reclamações è come l'acqua santa buttata su Satana. Perché, a fronte di qualsivoglia motivo di insoddisfazione, il cliente ha il diritto di esigere tale libro (in realtà è un blocchetto con dei moduli) e riempirlo doviziosamente descrivendo il motivo del suo malcontento. La segnalazione sarà inoltrata, obbligatoriamente a cura dell'esercente, a un'entità competente, la Direcção-Geral do Consumidor, che giudicherà se l'esercizio debba essere ammonito, e il cliente potrà anche verificare online lo stato della pratica. Ma non è tutto: al terzo richiamo verificato e avallato da tale entità l'attività commerciale dovrà pagare una multa molto salata, e al sesto (mi pare) dovrà chiudere bottega.
E se l'esercente, alla tua richiesta, si rifiuta di darti il Livro de Reclamações? Facile: chiami le forze dell'ordine e lui, oltre a collezionare il tuo reclamo, dovrà pagare pure una multa. Fico, no? E il bello è che, se fino a qualche anno fa soltanto gli esercizi commerciali erano obbligati ad avere tale libro, dal 2006 lo sono anche le aziende che erogano servizi: banche, assicurazioni, farmacie, cinema, scuole private, fornitori di energia, telefonia, eccetera eccetera. Quindi, poche furbate in giro e soprattutto meno bestemmie che vanno in cielo.
Io stesso ho avuto una dimostrazione eloquente della considerazione per il consumatore quando la EDP (energia elettrica) mi inviò una bolletta da 500 euro. La lessi attentamente e capii che si trattava di un conguaglio poiché le precedenti erano molto basse non avendo io mai comunicato i consumi. Ma ho fatto lo gnorri e, pur tracimando scetticismo, ho inviato un'email all'apoio ao cliente chiedendo lumi. Italiano fino al midollo, ero sicuro che non mi avrebbero mai risposto. Invece dopo due giorni ecco la loro email in cui mi spiegano per filo e per segno il perché dell'importo. Pensavo fosse finita lì, invece il giorno dopo mi chiamano sul cellulare e mi chiedono se la risposta che mi avevano dato per iscritto fosse stata soddisfacente, rispiegandomi tutto per filo e per segno e scusandosi (scusandosi!) per l'inconveniente. Stavo per accomiatarmi e mi dicono: “Senhor, allora possiamo procedere con l'addebito dell'importo?”. Io sono caduto dalle nuvole. Certo, che domande. E la stoccata finale. “Perché come sa prima di effettuare l'addebito dobbiamo avere l'autorizzazione dal Cliente che ha avanzato la richiesta di chiarimento o ha fatto il reclamo”. Capito com'è?
Un paio di mesi dopo mi è successa più o meno la stessa cosa a Roma: bolletta salata dell'Acea. Ho provato a chiamare più volte il numero verde, e al quarto tentativo... Ma è proprio necessario che continui?
E se l'esercente, alla tua richiesta, si rifiuta di darti il Livro de Reclamações? Facile: chiami le forze dell'ordine e lui, oltre a collezionare il tuo reclamo, dovrà pagare pure una multa. Fico, no? E il bello è che, se fino a qualche anno fa soltanto gli esercizi commerciali erano obbligati ad avere tale libro, dal 2006 lo sono anche le aziende che erogano servizi: banche, assicurazioni, farmacie, cinema, scuole private, fornitori di energia, telefonia, eccetera eccetera. Quindi, poche furbate in giro e soprattutto meno bestemmie che vanno in cielo.
Io stesso ho avuto una dimostrazione eloquente della considerazione per il consumatore quando la EDP (energia elettrica) mi inviò una bolletta da 500 euro. La lessi attentamente e capii che si trattava di un conguaglio poiché le precedenti erano molto basse non avendo io mai comunicato i consumi. Ma ho fatto lo gnorri e, pur tracimando scetticismo, ho inviato un'email all'apoio ao cliente chiedendo lumi. Italiano fino al midollo, ero sicuro che non mi avrebbero mai risposto. Invece dopo due giorni ecco la loro email in cui mi spiegano per filo e per segno il perché dell'importo. Pensavo fosse finita lì, invece il giorno dopo mi chiamano sul cellulare e mi chiedono se la risposta che mi avevano dato per iscritto fosse stata soddisfacente, rispiegandomi tutto per filo e per segno e scusandosi (scusandosi!) per l'inconveniente. Stavo per accomiatarmi e mi dicono: “Senhor, allora possiamo procedere con l'addebito dell'importo?”. Io sono caduto dalle nuvole. Certo, che domande. E la stoccata finale. “Perché come sa prima di effettuare l'addebito dobbiamo avere l'autorizzazione dal Cliente che ha avanzato la richiesta di chiarimento o ha fatto il reclamo”. Capito com'è?
Un paio di mesi dopo mi è successa più o meno la stessa cosa a Roma: bolletta salata dell'Acea. Ho provato a chiamare più volte il numero verde, e al quarto tentativo... Ma è proprio necessario che continui?
mitico
RispondiEliminaGrazie, chiunque tu sia!
EliminaBella cosa questa!! Ci vorrebbe proprio anche qui da noi, anche se probabilmente io ne abuserei di sicuro.
RispondiEliminaQui a Roma quando entri in un qualsiasi esercizio commerciale succede spesso che stai li alla cassa ad osservare l'addetto che finisce di raccontare le avventure della serata precedente all'amico che è passato per un saluto, e dopo che hanno bellamente concluso il lungo discorso lui si gira, e come per farti un favore ti chiede: Desidera?
Al che io rispondo: niente grazie e me ne vado....
Ciaoooo
Ciao ant
Eliminapurtroppo ciò che racconti non succede solo a Roma, ma da Trieste in giù (come cantava la Raffa per altre cose).
Confermo che succede da Trieste (città da cui scrivo) in giù.
EliminaA testimonianza di come funziona in Portogallo, invece, a me è successo questo ad Evora in una banca. Sono entrata per un'operazione allo sportello e non sapevo che bisognava prima passare da un operatore al terminale che smistava le persone a seconda delle esigenze...arrivata alla cassa mi hanno spiegato che avevo saltato un passaggio ed io diligentemente mi sono rimessa in fila allo "smistamento"; mi hanno richiamato subito appena si è liberato lo sportello preposto all'operazione che dovevo fare e chi era in fila non ha fiatato, anzi, mi ha fatto posto per farmi raggiungere il cassiere...
Non potevo crederci...come siamo abituati male...
Angela
Ciao Angela, e benvenuta su Lisbonstorie :-)
EliminaIn effetti in Portogallo la fila, in qualunque circostanza, anche alla fermata del tram, è sacra. I portoghesi sono più diligenti di noi, sfatando così il mito del latino insofferente alle regole. Siamo noi italiani la pietra dello scandalo. ma presto parlerò anche di questo.
Saluti alla bellissima Trieste (la cui meravigliosa piazza dell'Unità mi ha ricordato tanto la praça do Comércio: entrambe affacciate sull'acqua)
non mi parlare dell'acea che mi metto a urlare XD
RispondiEliminacomunque dal ferramenta a roma mi hanno fatto fare 4 volte avanti e indietro dalla cassa al tizio che mi doveva fare il duplicato delle chiavi e loro erano dietro lo stasso bancone, se le potevano benissimo passare loro le cose tipo: la chiave da duplicare...il biglietto dell'ordine...altro biglietto su cui era scritto il prezzo della chiave...scontrino che dimostrava il pagamento effettuato. mi sono sentita presa in giro (ah, ero l'unica cliente, non è che fossero occupati) e li ho mandati a quel paese!
Acea, Vodafone, Fastweb... avrei cose da raccontare che a Lx non sarebbero mai accadute. Anche in Italia ci vorrebbe il Libro dei Reclami, sai che goduria vergarlo!
EliminaPs: ma quelli del ferramenta li hai mandati a quel paese col pensiero o verbalmente? :-P
"certo che qua fate fare i km ai clienti!" e non l'ho detto ridendo.
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