martedì 29 maggio 2012

IL FASCINO RÉTRO DELLE RETROSARIAS DI RUA DA CONCEIÇÃO


Serve un gomitolo di seta? Bottoni per il cappotto o per il tailleur? I collant per la nonna? Tessuto a metri? Spille da balia? Per qualunque cosa abbia a che fare con ago, filo e stoffa, monta sul tram 28 e scendi in rua da Conceição, in piena Baixa, e ti troverai sommerso dai ninnoli sartoriali che le varie mercerie della via ti proporranno. Ma oltre agli articoli dei negozi, apprezzerai loro, le retrosarias (o retrozarias) di rua da Conceição.

Le retrosarias sono almeno una decina, l'una accanto all'altra o giù di lì, e sono una più vintage dell'altra. A cominciare dai proprietari: signori e signore piuttosto avanti con gli anni, coadiuvati da figli fedeli o da commesse naturalizzate eredi, che conoscono a menadito il nascondiglio di ogni singolo bottone o filo di seta ritorta sepolta in qualche cassetto. Ecco, i cassetti: scrigni che fanno bella mostra di sé in ciascuno dei negozi, uno art nouveau (in portoghese arte nova), un altro anni Cinquanta, un altro ancora fermo agli anni Sessanta, non si va oltre. Un compendio di storia della moda e dell'architettura lisboetas racchiuso in poche centinaia di metri.

Ciascuna di queste retrosarias (da retrós, che è il filo di seta ritorta utilizzato in sartoria) è un piccolo capolavoro con insegne, porte, vetrine e scaffalature che conservano i caratteri e le caratteristiche di quando furono concepiti. Minitesori urbani, musei discreti del quotidiano, templi di quella moda casalinga senza tempo fruita tanto da signore artritiche quanto da teen-ager che vestono D&G taroccato.

Sono piccoli luoghi così suggestivi che anche la mia fantasia ci mette del suo. Una volta, dal tram 28 che transitava lì, vidi una signora di una certa età passare davanti a una di queste vetrine e fermarsi improvvisamente perché attratta da alcuni gomitoli in vendita. Riflettè alcuni secondi ed entrò nella retrosaria: mi vennero subito in mente le illustrazioni del mio libro di francese delle medie, anni Settanta, che raffiguravano vecchie scene di vita quotidiana parigina, con la didascalia (“Une dame entre dans le magasin de tissus”). Ecco, quell'immagine poteva benissimo essere un'illustrazione del mio fantomatico libro di portoghese di prima media, con immagini di vecchie scene di vita quotidiana lisbonese e la didascalia: uma senhora entra numa retrosaria da Baixa para comprar seda e lã. Che immagine rétro squisitamente lisboeta!

6 commenti:

  1. ci ho comprato un rocchetto di filo una volta, mi piace un sacco quel negozio. e non ti dico lo stupore quando ho scoperto che lamercearia invece è un'altra cosa -.-

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    1. Anch'io ho impiegato un po' di anni per far ammettere al mio inconscio che la mercearia è il negozio di generi alimentari...

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  2. Ahah questo post mi ha fatto sorridere perché ho ripensato a questa scena: http://mercoledis.blogspot.it/2008/05/alfinete-de-fralda.html

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    1. Ah ah ah! Molto divertente! Però che "spilla da balia" si dica "alfinete de fralda" non lo sapevo nemmeno io ;-)

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  3. Bellissimi quei negozietti, anche se io non ci compro mai nulla!
    Ps io pero' abiti taroccati in giro non ne vedo tanti. Vedo mediamente molta piu' fantasia ed originalita' nel vestire, e senza le grosse firme (aggiungerei per fortuna!)

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    1. In effetti il fenomeno del taroccato è molto più diffuso tra le sciampiste italiane. E poi sì, anch'io apprezzo molto il modo di vestire dei lisboetas. Hanno quel che di trasandato metropolitano che fa tanto cool.

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