Serve un gomitolo di
seta? Bottoni per il cappotto o per il tailleur? I collant per la
nonna? Tessuto a metri? Spille da balia? Per qualunque cosa abbia a
che fare con ago, filo e stoffa, monta sul tram 28 e scendi in rua
da Conceição,
in piena Baixa,
e ti troverai sommerso dai ninnoli sartoriali che le varie mercerie
della via ti proporranno. Ma oltre agli articoli dei negozi,
apprezzerai loro, le retrosarias
(o retrozarias)
di rua da Conceição.
Le
retrosarias sono almeno una decina, l'una accanto all'altra o
giù di lì, e sono una più vintage dell'altra. A cominciare dai
proprietari: signori e signore piuttosto avanti con gli anni,
coadiuvati da figli fedeli o da commesse naturalizzate eredi, che
conoscono a menadito il nascondiglio di ogni singolo bottone o filo
di seta ritorta sepolta in qualche cassetto. Ecco, i cassetti:
scrigni che fanno bella mostra di sé in ciascuno dei negozi, uno art
nouveau (in portoghese arte nova), un altro anni Cinquanta, un
altro ancora fermo agli anni Sessanta, non si va oltre. Un compendio
di storia della moda e dell'architettura lisboetas racchiuso
in poche centinaia di metri.
Ciascuna
di queste retrosarias
(da retrós,
che è il filo di seta ritorta utilizzato in sartoria) è un piccolo
capolavoro con insegne, porte, vetrine e scaffalature che conservano
i caratteri e le caratteristiche di quando furono concepiti.
Minitesori urbani, musei discreti del quotidiano, templi di quella
moda casalinga senza tempo fruita tanto da signore artritiche quanto
da teen-ager che vestono D&G taroccato.
Sono
piccoli luoghi così suggestivi che anche la mia fantasia ci mette
del suo. Una volta, dal tram 28 che transitava lì, vidi una signora
di una certa età passare davanti a una di queste vetrine e fermarsi
improvvisamente perché attratta da alcuni gomitoli in vendita.
Riflettè alcuni secondi ed entrò nella retrosaria: mi
vennero subito in mente le illustrazioni del mio libro di francese
delle medie, anni Settanta, che raffiguravano vecchie scene di vita
quotidiana parigina, con la didascalia (“Une dame entre dans le
magasin de tissus”).
Ecco, quell'immagine poteva benissimo essere un'illustrazione del mio
fantomatico libro di portoghese di prima media, con immagini di
vecchie scene di vita quotidiana lisbonese
e la didascalia: uma senhora entra numa retrosaria da Baixa para
comprar seda e lã.
Che immagine rétro squisitamente lisboeta!
ci ho comprato un rocchetto di filo una volta, mi piace un sacco quel negozio. e non ti dico lo stupore quando ho scoperto che lamercearia invece è un'altra cosa -.-
RispondiEliminaAnch'io ho impiegato un po' di anni per far ammettere al mio inconscio che la mercearia è il negozio di generi alimentari...
EliminaAhah questo post mi ha fatto sorridere perché ho ripensato a questa scena: http://mercoledis.blogspot.it/2008/05/alfinete-de-fralda.html
RispondiEliminaAh ah ah! Molto divertente! Però che "spilla da balia" si dica "alfinete de fralda" non lo sapevo nemmeno io ;-)
EliminaBellissimi quei negozietti, anche se io non ci compro mai nulla!
RispondiEliminaPs io pero' abiti taroccati in giro non ne vedo tanti. Vedo mediamente molta piu' fantasia ed originalita' nel vestire, e senza le grosse firme (aggiungerei per fortuna!)
In effetti il fenomeno del taroccato è molto più diffuso tra le sciampiste italiane. E poi sì, anch'io apprezzo molto il modo di vestire dei lisboetas. Hanno quel che di trasandato metropolitano che fa tanto cool.
Elimina