mercoledì 25 gennaio 2017

AVANTI, SAVOIA! - 4


Non dev'esser stato affatto male fare il re in esilio. Ti svegli la mattina e fai colazione davanti all'oceano, poi magari vai in spiaggia a fare un po' di talassoterapia ed elioterapia, a pranzo sei ospite di qualche altro nobile decaduto, nel pomeriggio passeggi sul lungomare o fai un salto nella vicinissima capitale e la sera ti attardi in party trasgressivi e molto chiacchierati. Da quanto ho desunto dalle mie ricerche pomeridiane (e ricostruito con la mia malevola immaginazione), la vita di Umberto II di Savoia in esilio a Cascais non doveva poi essere così male.

Sappiamo (cioè: spero tu lo sappia) che Umberto II, detto anche “re di maggio” perché sedette sul trono al Quirinale poco più di un mese tra maggio e giugno 1946, scelse come destinazione per il suo esilio vita natural durante, dopo essere stato detronizzato a seguito del referendum per antonomasia, le ridenti spiagge di Cascais. Un po' perché il Portogallo aveva già dato asilo al suo trisnonno Carlo Alberto, un po' perché il Paese era rimasto neutrale durante la guerra, un po' per altri motivi che non conosco, la scelta cadde su quella località che la sua presenza contribuì a rendere ambita dal jet-set nei decenni a venire.

Al suo arrivo in Portogallo, il re si stabilì temporaneamente in una residenza della facoltosa famiglia Pinto Basto (l'attuale Villa d'Este), per poi trasferirsi nella villa che fece costruire sulla scenografica e impressionante Boca do Inferno, battezzata naturalmente Villa Itália (che negli ultimi anni, dopo decenni di abbandono, è diventata un lussuoso albergo con spa). Nel frattempo sua moglie Maria José e il figlio si erano trasferiti a Ginevra, e in seguito partirono anche le tre figlie, lasciandolo da solo a Cascais. Qui divenne una personalità di riferimento, grazie alla sua attività di benefattore, di divulgatore della cultura italiana, di donatore di opere d'arte a musei, ma anche grazie all'intensa vita mondana che conduceva. Non tornò mai in Italia, visto che una legge abrogata solo nel 2002 vietava ai Savoia di calpestare il suolo italico, e morì a Ginevra, dove era andato a curarsi un cancro, nel 1983.

Potremmo chiudere qui, ma siccome Lisbon storie è un blog orgogliosamente pettegolo, non si possono tacere le scappatelle rigorosamente gay che l'ex sovrano si concedeva (qualche anno fa il suo illustre e telegenico discendente si prodigò a smentire tali voci, come se l'omosessualità fosse cosa disdicevole). Particolarmente imbarazzante fu la testimonianza che un umile cameriere, interrogato per l'omicidio del giovane nobile Carlos Burnay, che nel 1952 scosse l'opinione pubblica, depose per scagionarsi: la notte dell'omicidio stava facendo un partouze con il re d'Italia e il ministro degli Esteri (cfr. “Máscaras de Salazar”, pag. 245 o qui). Pare anche che, essendo il re scampato a una violenta aggressione durante uno dei suoi abituali battuage notturni, Salazar in persona avesse chiesto alla polizia di vigilare i comportamenti più imprudenti del sovrano (ibidem, pag. 251). Non dimentichiamo che stiamo parlando di qualche decennio fa, quando gli orientamenti sessuali non convenzionali, dittatura o non dittatura, erano guardati con scarsa benevolenza. Per fortuna il Portogallo ha fatto passi da gigante in questo senso. È in qualche altra nazione, forse, che siamo rimasti un po' indietro.

4 commenti:

  1. Interessantíssimo ! Avevo udito qualque rumore sopra l'omosessualita del sovrano ma cui ci sono particulare molto piu precise e sapide ...

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    1. Grazie, François. In effetti i riferimenti che ho trovato sono molto precisi. Hai capito il nostro re che birichino? :-D

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