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Posso dire di conoscere
uno dei pionieri, degli avanguardisti, dei temerari che già più di
dieci anni fa solcavano le colline, sfidavano i saliscendi e
duellavano con la calçada a bordo di un fido destriero a due
ruote: il mio amico Paulo. Nei primi anni Duemila lui era uno dei
pochissimi (o l'unico?) in città a zigzagare impavido tra le
macchine mentre io gli dicevo, come una tata apprensiva, “cuidado,
menino!”.
Oltre dieci anni dopo,
l'uso della bicicletta è diventato così diffuso in città che anche
Jorge, il vecchio proprietario della mia casa, va in giro con una due
ruote (elettrica, però, e la sua panza ne è un'eloquente
testimonianza). Perché ormai andare in bici a Lisbona è cool. Certo
siamo lontani anni luce dai numeri di Amsterdam o di Copenhagen,
visto che solo un lisboeta su cento va al lavoro in bicicletta e in
città non c'è ancora un servizio di bike sharing. Del resto Lisbona
è pur sempre una città di ripide colline foderate di insidiosa
calçada, scivolosa anche quando non piove e che richiede buone
ammortizzazioni non solo alla bicicletta ma anche alle articolazioni
di chi la porta – oltre a testicoli di ferro, nel caso degli
uomini. Però la “critical mass” si vede anche qui.
Infatti se si escludono i
quartieri del centro, quelli che conosciamo tutti, la città è
ragionevolmente pedalabile: la zona rivierasca, tutta l'area delle
Avenidas Novas, fin oltre Alvalade, Roma e Lumiar, nonché la zona di
Benfica, di Sete Rios, di Telheiras, del Parque das Nações
e altre aree che stanno a Lisbona come il Prenestino sta a Roma, sono
abbastanza pianeggianti e con un fondo stradale tutto sommato buono
(niente a che vedere con le voragini delle strade romane, per
intenderci). Tuttavia non c'è ancora stata una vera rivoluzione a
favore delle biciclette, che favorisca cioè il trasporto ibrido
bici+mezzi pubblici, ma soprattutto che preveda la costruzione di
piste ciclabili, di piste ciclabili e, ça va sans dire, di piste
ciclabili.
Qualcosa però è stato
fatto: quel gran paraculo del sindaco António
Costa, che governa la città molto bene (e infatti è stato
confermato con una maggioranza assoluta alle ultime elezioni comunali
del settembre scorso, e anch'io l'avrei votato se risiedessi a
Lisbona), ha inaugurato un annetto e mezzo fa il corredor verde de Monsanto, ambizioso progetto nato trent'anni fa nella testa del
visionario architetto Ribeiro Telles, eminente paesaggista che ora può anche tirare le
cuoia serenamente -ma noi non glielo auguriamo, beninteso- avendo
visto il suo sogno realizzato. Si tratta di un'enorme pista
ciclopedonale che attraversa la città dal parque Eduardo VII fino al
Parque Florestal de Monsanto senza mai confluire in una strada
motorizzata. Non è molto ma è già qualcosa.
Ma anche l'iniziativa
imprenditoriale privata sta andando in questa direzione: tra
l'offerta della città spiccano il Velocité Café, in avenida Duque
d'Ávila, bar-officina
molto di moda dove ti fanno lo sconto se ti presenti in bicicletta, il Bike.POP, un posto di riparazione pubblica
strategicamente inserito all'Intendente, area ormai frequentata
principalmente da hipster, e infine il Build My Bike, in rua da
Boavista, praticamente al Conde Barão,
negozio e officina per cavalieri e amazzoni delle due ruote. Quindi
ora, se vuoi la bicicletta, puoi pedalare eccome!
noooo avevo scritto un commento lunghissimo e blogger se l'e' mangiato :(
RispondiEliminain due parole dicevo che le piste ciclabili in citta', escludendo Monsanto, giungono gia' a quota 40 Km (dati disponibili online) che non e' poco; ovviamente il centro storico (le famose 7 colline) non ha lo spazio sufficiente per accoglierle...poi dicevo che il bike sharing si aprira' ad Aprile tra Expo e Guincho, e che la Carris prevede gia' trasporto bici su alcune linee.
con l'avvento del bike sharing secondo me andra' sempre meglio!
In effetti avevo letto anch'io dei 40 km, ma se per pista ciclabile intendono il lungotago o cose del genere non ci siamo. Voglio dire, per me -e anche per chi le richiede- le piste ciclabili sono quelle che ho visto in Inghilterra o in Danimarca (con semafori e corsie ad hoc). Comunque sì, andrà sempre meglio.
Eliminama tu vivi a lisbona?
RispondiEliminaVivo con un piede a Roma e l'altro a Lisbona.
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