In un angolo profondamente lisboeta c’è una statua bronzea senza
piedistallo, discreta e piccolina, di cui quasi non ti accorgi e che anzi,
vista così di sfuggita, sembra l’ombra di un passante o addirittura di un
questuante un po’ spaesato. E invece è un omaggio a un mestiere umile e
popolare, ben radicato nell’anima della città, la cui voce fino a pochi decenni
fa risuonava nelle piazze e nei vicoli gridando: “Cautelas”.