Chissà quante volte l’avrai ballato
senza rendertene conto. Io l’ho sentito la prima volta a Roma in una notte dell’estate 2011. Ero al semaforo all’imbocco della Marco Polo e un’altra
smart inchioda accanto alla mia: al volante una coatta di una ventina d'anni,
truccata e pettinata come Lady Gaga, fuma e si specchia ascoltando un’inascoltabile
musica ad alto volume e, cantando il ritornello della canzone (“oy oy oy – oy
oy oy oy”), agita un braccio a mo' di lazo. Appena scatta il verde, butta la
cicca e sgasa. Il mio primo pensiero? La speranza che si spiaccicasse come un
insetto contro qualcosa: il rovello che un simile essere vivente potesse aggirarsi
nel mio stesso sistema solare m’inquietava oltremisura.