lunedì 25 marzo 2013

SOTTO IL SEGNO DELL’OCEÁNARIO



Io lo conosco bene l’Oceanário. Il mio amico Rolando, che ne è stato direttore fino a un anno e mezzo fa, ogni tanto mi regalava qualche bigliettino omaggio, e quindi andavo a ripassare la biologia marina che non avevo mai studiato. Ne ho imparato abbastanza da potertene raccontare qui.

A occhio e croce mi pare che non esistano altre capitali europee a un tiro di schioppo dall’oceano, quindi mi sembra giusto che l’acquario più grande, più bello e più fico del continente si trovi proprio a Lisbona. E mi sembra anche giusto che, poiché contiene e illustra la vita negli abissi degli oceani, non si chiami semplicemente acquario, ma abbia l’altisonante nome di Oceanário. Anche perché l’altisonanza del nome è pienamente giustificata dall’impatto visivo: un futuribile, enorme monolite cubico che emerge dalle acque del Tago sfoggiando tutto l’appeal dell’architettura contemporanea in un quartiere (Parque das Nações, nato come sede dell’Expo 1998) che dell’architettura contemporanea ha fatto la sua cifra e la sua ragion d’essere.

Se l’esterno è sorprendente, immagina l’interno! Tutto ruota intorno a un immenso corpo centrale, l’acquario propriamente detto, che ospita decine di specie degli abissi, dallo squalo al merluzzetto, che coabitano fraternamente senza azzannarsi perché, come mi ha spiegato Rolando, i predatori, affettuosamente nutriti dagli addetti dell’Oceánario, non sentono la necessità di avventarsi sui coinquilini. Intorno, si sviluppano le aree tematiche, suddivise per biosistemi geografici con incursioni anche sulla terraferma: dalle acque equatoriali a quelle polari, è un susseguirsi di forme e colori (e temperature!) tra creature mai viste e notizie somministrate con leggerezza e competenza.

Una volta ultimato il tour “geografico”, si ritorna nel buio dell’interno con bacheche acquatiche tematiche, e lì è di nuovo meraviglia: stai a tu per tu con i signori dei fondali, esseri curiosi o mostruosi, alcuni addirittura luminosi (vero!), nonché i fiori, la vegetazione e tutto ciò che si nasconde negli abissi. A rendere poi il tutto ancora più suggestivo sono i pannelli di poesia che affiancano le mirabolanti vetrine: frammenti dedicati al mare estratti dall’opera della poetessa Sophia de Mello Breyner Andresen, una voce imprescindibile della letteratura portoghese contemporanea.

Quando dopo un paio d’ora abbondanti, che però ti sono volate, riemergi a rimirar le stelle, ti sembra davvero di aver fatto un’immersione negli oceani e quindi l’idea che li stiamo mandando a puttane col nostro stile di vita sconsiderato ti mette l’angoscia. Infatti l’Oceanário, oltre che attrazione turistica, è anche un formidabile strumento di sensibilizzazione ambientale, e non è un caso che porti avanti programmi di divulgazione ed educazione soprattutto tra i giovani lisboetas.

Purtroppo Rolando non lavora più all’Oceanário, quindi adesso quando voglio fare una full immersion negli abissi mi tocca sborsare i tredici euro del biglietto d’ingresso. Ma  l’acquario più grande, più bello e più fico d'Europa se li merita tutti!

2 commenti:

  1. Ciao Graziano,
    mi spiace smentirti, ma mi sa che il più grande Oceanario d'Europa è quello di Valencia.... sebben che non si trovi sull'oceano... non me ne volere, so che tifi portoghese! :)

    RispondiElimina