domenica 22 aprile 2012

C'È DISACCORDO SULL'“ACORDO”


L'altro giorno, su uno sciagurato volo easyJet Lisbona-Roma, dietro di me cinque ventenni, chiaramente studentesse universitarie di buona famiglia lisboeta, discettavano sull'ortografia di alcune parole portoghesi molto comuni, corrispondenti all'italiano “contattare” o “fatto”. Se non conoscessi certi retroscena lusitani, le avrei bollate come ignoranti, invece è esattamente il contrario: erano ben informate. E sai perché?

Devi sapere che il portoghese, benché come ogni altra lingua si evolva in modo spontaneo, di tanto in tanto si evolve per decreti legislativi, nella fattispecie attraverso l'acordo ortográfico, per assicurare la maggiore omogeneità linguistica possibile tra i vari paesi lusofoni. Paulo mi ha detto che nei decenni passati determinati accordi ortografici hanno sancito ad esempio l'estinzione del grafema “ph”, sostituito da una più pratica “f”, come in pharmácia, che divenne farmácia. Ma i casi di ritocchi sono molteplici, e in genere sono tutti tesi ad avvicinare il grafema al fonema (la scritta alla pronuncia).

La storia ricorda ben cinque accordi ortografici, ma quello che ha sollevato più polemiche è stato l'ultimo, elaborato nell'ormai lontano 1990 ed entrato in vigore nel 2010, dopo due decenni di tira e molla tra i paesi lusofoni (soprattutto Portogallo e Brasile). Le polemiche sono state molto accese soprattutto in Portogallo, visto che il nuovo accordo prevede, nella stragrande maggioranza dei casi, l'adozione dell'ortografia brasiliana. Nell'ultimo biennio ciò ha comportato, soprattutto in Portogallo, la revisione di tutti i testi scolastici, l'adattamento dei correttori automatici dei programmi di scrittura ma soprattutto l'aggiornamento di stuoli di professionisti della scrittura, dai giornalisti ai professori di portoghese. E naturalmente ha comportato scontri ideologici che non si placano, dal momento che molti leggono questo accordo come un calarsi le braghe davanti ai brasiliani.


Polemiche su polemiche che posso riassumere con le opinioni dei miei amici. Paulo ad esempio dice che è giusto che il portoghese europeo si uniformi a quello dei brasiliani, dal momento che è merito loro se il portoghese è la terza lingua europea più parlata nel mondo. Più o meno quello che sostiene Wellington (che è brasiliano) secondo cui se il portoghese diventa sempre più importante non è certo per merito del Portogallo o, men che meno, dell'Angola o del Mozambico. Teresa invece non ne capisce l'utilità: sostiene che portoghesi e brasiliani possono continuare a scrivere come hanno sempre fatto senza che nessuno metta in dubbio che si tratta della stessa lingua, come succede con gli inglesi e gli americani. Carlos invece ha giurato che mai e poi mai si metterà a scrivere secondo i dettami del nuovo accordo: lui ha imparato a scrivere in un certo modo e non cambierà per decreto. Un po' quello che ha imposto il nuovo direttore del Centro Cultural de Belém, una delle fondazioni culturali più importanti di Lisbona e di conseguenza del Portogallo, che ha disposto che tutte le produzioni relative al Centro (dai testi online ai programmi di sala degli spettacoli) non seguano le regole dell'accordo ortografico. È guerra aperta, e le armi sono accenti, consonanti e trattini.

2 commenti:

  1. una mia amica dice che hanno solo tempo da perdere :)

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    1. shhhh, non farmelo dire ad alta voce, ma sono d'accordo con la tua amica :-)

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