A conferma del fatto che, come lessi una volta sulla rubrica “Forse non tutti
sanno che...”, chi più è intelligente meno ama stare al volante, io detesto guidare.
E allora il mio amore per Lisbona sarà dovuto anche al fatto che, a
differenza delle altre città in cui generalmente risiedo,
diligentemente non faccio uso dell'auto ma mi servo di tutti i mezzi
che la città con efficienza mi offre. Ma mi è pur capitato di avere
un volante tra le mani per le vie di Lisbona, e ho capito una cosa.
C'è un'abissale differenza tra la conoscenza che hai della città quando sei un pedone e quella che ne hai quando sei un automobilista. In altre parole: se da pedone Lisbona per me non ha segreti, quando guido è un continuo sussultar di coronarie: e adesso dove vado? e ora dove svolto? e di qua dove si riesce? Un vero e proprio thriller che si consuma sulla calçada e ancor più sull'asfalto delle varie avenidas trafficate a ogni ora del giorno e della notte.
Per non parlare delle
tangenziali generosamente disseminate nel tessuto urbano per mano di
qualche sadico ingegnere che voleva far scontare all'umanità colpe
di cui non è consapevole: l'Eixo Norte-Sul, la Segunda Circular e
altri nomi in codice sono il materializzarsi delle peggiori paure
recondite dell'Es alla guida di un'utilitaria. Entri e non sai che
direzione prendere; entri e non sai se ne uscirai vivo.
Il traffico di Lisbona
però, tutto sommato, è zucchero per chi è abituato alla follia
delle strade romane. Sicuramente anche qui ci sono i furbetti del
volante, chi parcheggia in doppia fila, chi non rispetta le
precedenze e chi passa col rosso, ma in quantità infinitesimale
rispetto alla nostra capitale. In linea di massima gli automobilisti
sono più disciplinati e soprattutto pazienti, pure troppo per i miei standard, visto che tollerano i morti di sonno che si attardano sulla sede stradale. Perché non si pensi
che il traffico non ci sia (una volta dal Conde Barão
a Santa Apolónia ho
impiegato un'ora d'orologio, il doppio che se fossi andato a piedi):
semplicemente aspettano senza attaccarsi al clacson dopo un secondo
come siamo abituati a fare noi. E, cosa da non sottovalutare, si
fermano a ogni attraversamento pedonale se solo vedono un'ombra di
pedone appropinquarsi al ciglio della strada.
E pensare che questa era
una terra di incidenti e vittime da far paura. Ancora fino a una
dozzina di anni fa il Portogallo era il paese europeo con la maggior
mortalità stradale: ogni anno si contavano migliaia di vittime.
Troppe, per un paese di appena dieci milioni e qualche spicciolo di
abitanti. Poi il governo si è messo a lavorare e, grazie a massicci
finanziamenti europei per ammodernare la rete stradale e
autostradale, campagne per sensibilizzare l'opinione pubblica e
soprattutto controlli capillari su strada con multe e ritiri di
patente, nell'arco di un decennio la sinistralidade rodoviária è drasticamente diminuita, diventando addirittura inferiore alla
media europea. È stata fatta tanta strada, è il caso di dirlo.
Ho notato anch'io che le auto inchiodano non appena un pedone accenna a voler attraversare la strada e che i tassisti, a differenza di quasi tutte le altre città del mondo, non corrono come dei pazzi scatenati sfiorando marciapiedi e pedoni allibiti. O magari a me sono capitati solo quelli disciplinati e tranquilli ;)
RispondiEliminaSì, forse ti sono capitati solo quelli disciplinati e tranquilli. Una volta me ne capitò uno completamente avvinazzato, per non dire ubriaco...
EliminaA proposito del fatto che le auto si bloccano per far passare un pedone, io un giorno ero fermo sul ciglio della strada e nei pressi delle strisce pedonali con una guida di lisbona in mano. Un auto si è bloccata appena prima delle strisce per farmi passare, io abituato a roma che non si fermano neanche se hai il piede sulla prima striscia bianca....mi sono vergognato a dire che non dovevo attraversare e quindi sono passato anche se non dovevo andare da quella parte !!! ADORO LISBONA !!!!
RispondiEliminaSe ti può consolare, a volte capita anche a me. L'imprinting italiano è molto forte.
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