Se il baccalà è il re
delle tavole portoghesi, la regina è la sardina. E se quello si
cucina in centinaia di modi diversi, questa si serve unicamente
assada, grigliata. Il suo marchio è inconfondibile. Sia nel
senso di odore che ti resta appiccicato addosso, sia nel senso di
simbolo sempre più cool della città.
Il profumo -per alcuni la
puzza- che si diffonde per i vicoletti di giorno e di sera, le
grigliate improvvisate nelle strade del Bairro Alto alle due
di notte per riempire stomaci affamati, il ricordo che ti resta
incorporato sulle dita e nell'alito per due giorni di fila, tutto ciò
fa parte del fascino della sardinhada. Guai a rinunciarvi. Mi
ricordo quando Maria Zé, la mia mitica prof di portoghese, mi
invitò alla sardinhada organizzata dal suo dipartimento
dell'Università. Era una sera d'estate al termine della quale
dovetti buttare i miei succinti abiti in lavatrice per cancellare il
testardo aroma avvinghiato tra le fibre dei tessuti. Però che
atmosfera festosa! Studenti di portoghese di tutto il mondo tentavano
maldestramente di mangiare con quattro mani e venti dita queste
bestiole ingovernabili nel piatto, mentre bicchieri di vino rosso
(vinho tinto) smorzavano nelle bocche il sapore esuberante
delle sardine.
Zezé, che oltre
che prof di lingua è, almeno con me, anche prof di cultura
portoghese, mi disse che le sardine non si mangiano con le posate, ma
con le mani: dopo averle spellate (le squame sono micidiali come
carta moschicida, ti si attaccano dappertutto) vanno afferrate con
pollice e indice per le estremità e rosicchiate da un capo all'altro
come si fa con le pannocchie. Il problema è che poi le dita restano
contaminate per settimane. E lei mi ha insegnato anche il trucco per
liberarmi di quest'essenza dai polpastrelli: “non devi lavarti le
mani col sapone, perfettamente inutile, ma col dentifricio: l'odore
di sardinha sparisce all'istante”.
Ma è da un po' che le
sardine non si trovano più solo sulle tavole. Diventate un simbolo
della portoghesità, anzi per essere più precisi di “lisbonesità”,
si trovano anche sotto forma di souvenir di artigianato
contemporaneo: ormai numerosi negozietti sparsi per la città
espongono cuscinetti multicolori a forma di sardina, opera di giovani
creativi. E ogni anno, alla fine dell'inverno, viene indetto un
concorso per scegliere il simbolo delle Festas de Lisboa,
che è sempre lei, la sardinha. Migliaia di graphic
designer da tutto il mondo partecipano con le proprie proposte creative e a giugno la città è tappezzata dal pescetto vincitore.
L'avresti detto? La sardina, tanto umile, eppure...
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