sabato 21 settembre 2013

LA SPENDING REVIEW SUL CALENDARIO




Fermo là, t’ho beccato! Hai appena finito le vacanze e stai già sbirciando il calendario per vedere quand’è la prossima festività? Ti dice male, sai. Che il calendario sia italiano o portoghese poco cambia, perché anche per i portoghesi la prima festa non è dietro l’angolo. Almeno da quest’anno, perché fino all’anno scorso…

L’anno scorso, per contrastare la crisi, il governo di Lisbona, su istigazione della famigerata Trojka (BCE, FMI e Commissione Europea), ha tagliato quattro festività dal calendario. Ma la procedura ha avuto una genesi alquanto comica, uno strampalato agone tra politici e vescovi che non riuscivano ad accordarsi sulle quattro feste da sopprimere.

È andata più o meno così: tutti a dire che bisognava tagliare quattro giorni per aumentare la produttività e quindi diminuire il debito pubblico - secondo loro, perché secondo me non è che quattro giorni di lavoro in più ti salvano un bilancio, e oltretutto un popolo a cui sottrai per legge dei giorni di riposo o di svago lo deprimi oltremisura facendo aggravare la crisi. Fatto sta che i soliti preti, che a parole erano d’accordo con la risoluzione, nei fatti pretendevano che le quattro feste da sopprimere fossero tutte civili, lasciando intonso il calendario delle festività religiose. Predicare bene e razzolare male, ça va sans dire. Dopo un estenuante tira e molla, si giunse all’accordo pilatesco di rinunciare a due festività civili e, solo provvisoriamente, a due festività religiose.

E quindi furono sacrificate sull’altare della spending review le date del 5 ottobre, giorno dell’Implantação da República, che ricorda l’istituzione della Repubblica avvenuta nel 1910, e del 1° dicembre, giorno della Restauração da Independência, che ricorda la fine del breve dominio spagnolo, che ebbe luogo nel 1640. Le festività religiose, soppresse provvisoriamente fino al 2018, sono il Corpo de Deus (Corpus Domini, festa mobile di primavera, che cade sempre di giovedì ed era quindi l’ideale per organizzare ponti), e il 1° novembre, Todos os Santos.

Tra le nove festività superstiti, cinque sono quelle che il calendario portoghese condivide con quello italiano, cioè gli ovvi Capodanno, 1° maggio, Ferragosto, Immacolata Concezione e Natale. E le altre quattro? Prima di tutto c’è Carnevale, il cui festeggiamento viene deciso di anno in anno attraverso un decreto legge. Sta di fatto però che, anche quando la decisione governativa è quella di non festeggiare, lo festeggiano quasi tutti. E mi pare giusto, aggiungo io. C’è poi il Venerdì Santo, che non ha bisogno di spiegazioni, mentre il 25 aprile condivide curiosamente con l’Italia il giorno della festa nazionale, anche se qui è per altri motivi. Infine c’è il 10 giugno, Dia de Portugal nonché compleanno di Luís Vaz de Camões, in cui si festeggia l’identità culturale portoghese: di buono c’è che questa ricorrenza, essendo molto vicina alla festa di Santo António (13 giugno), patrono di Lisbona, è strategica per organizzare un bel ponte di fine primavera. Proprio a giugno, quando Lisbona ti ha in pugno.

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