Devo confessarlo: la prima volta
che mi trovai al cospetto di una chiesa interamente ricoperta di azulejos (per
l’esattezza la Capela das Almas de Santa Catarina, a Porto,) rigorosamente
azzurri mi scappò da ridere: non potei fare a meno di pensare alle piastrelle
del bagno. Però poi, tornando serio, dovetti riconoscere che gli azulejos facevano
comunque il loro effetto.
Lo saprai già: l’azulejo sta al
Portogallo almeno come il baccalà, i pastéis de nata e le sardine. Questo
piccolo quadratino di maiolica che tempesta le facciate delle case e le pareti
dei palazzi dell’impero di Lisbona, dacché si trova anche nelle ex colonie
portoghesi, è il protagonista del paesaggio urbano della città. Il colore
dominante è l’azzurro, soprattutto se la produzione è anteriore al XIX secolo;
in seguito vengono utilizzati tutti i colori, dando luogo a giochi policromi
che fanno da contraltare al blu del cielo e al bianco della calçada.
Mi asterrò dal farti un excursus
storico, anche perché ne so più o meno quanto te, ma Rolando, il mio amico
emulo di Pico della Mirandola che prende lauree come se fossero vincite alla
tombola, mi disse che, contrariamente a quanto pensavo, l’abitudine di
ricoprire le case di azulejos a partire dalla metà del XIX secolo fu un
espediente all’insegna del risparmio in alternativa alla vernice, all’epoca molto
più costosa. In effetti sono le case più “popolari” a mostrare facciate
colorate fatte di azulejos, non i palazzi sontuosi, che semmai sfoggiano qui e
là pannelli artistici che riproducono scene storiche o religiose.
Dove vedere a Lisbona alcuni
“saggi” di arte degli azulejos? Hai l’imbarazzo della scelta. A parte le
passeggiate in qualunque quartiere, tutti prodighi di oneste costruzioni
ricoperte di azulejos che ci danno anche indizi importanti per individuare
l’epoca di costruzione dei palazzi, gli esempi più fulgidi che mi vengono in
mente così a freddo sono la facciata della fabbrica Viuva Lamego (foto), nel largo do Intendente, la
facciata di un palazzo in largo Rafael Bordalo Pinheiro, l’interno dell’attigua
Cervejaria Trindade, e naturalmente il decentratissimo Museu do Azulejo, che tra
le altre cose conserva un immenso pannello di azulejos che riproduce la Lisbona
pre-terremoto. All’interno del Monastero di São Vicente de Fora sono invece custoditi
pannelli settecenteschi che raffigurano le favole di La Fontaine, mentre la
declinazione contemporanea dell’arte dell’azulejo è visibile in moltissime
stazioni della metro.
Devo confessare anche un’altra
cosa: qualche anno fa ho comprato alla Feira da Ladra quattro azulejos con
motivi floreali, che ho poi appeso nella mia casa di Roma. Non immaginavo,
all’epoca, di aver contribuito con questo piccolo acquisto al degrado del
patrimonio della città: comprare azulejos dalle bancarelle vuol dire avallare
l’operato degli abusivi che li staccano dai vecchi edifici. Però bisogna riconoscere che
in soggiorno fanno un figurone.
Io li amo tutti, anche quelli non storici.
RispondiEliminaRendono questa città troppo fotogenica.
Sono tante le cose che rendono questa città fotogenica. E unica. Azulejos inclusi :-)
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