Tempo fa lessi su un
numero di Micromega che nel primo decennio di questo secolo solo tre
nazioni nel mondo hanno registrato una “crescita negativa”,
sciocco eufemismo per “recessione”: Haiti e le mie due patrie,
Italia e Portogallo. Lasciamo perdere le considerazioni sul nostro
buffo paese e concentriamoci sulla Lusitania. È di pochi giorni fa
un bellissimo editoriale che fotografa lo stato d'animo del popolo,
offeso e umiliato da quella stessa Europa alla quale ha anelato
appartenere, e depredato di entusiasmo per il futuro.
In effetti oggi il
Portogallo e l'Italia si assomigliano un po', ma credo che il loro
pessimismo sia meno giustificato di quello che si respira nel paese
di Pulcinella (o di Berlusconi, siamo lì). Forse oggi Lisbona e
dintorni avranno un PIL più basso e un tasso di disoccupazione più
alto rispetto a dieci anni fa. Ma è anche vero che molte cose sono
cambiate in meglio.
Il colpo d'occhio è
evidente: Lisbona e Porto appaiono decisamente più belle e
sfolgoranti, gli edifici fatiscenti diminuiscono a vista d'occhio,
anche in tempi di crisi, per lasciar posto a belle costruzioni che
rispettano fedelmente le architetture originarie ma rispondono alle
nuove normative di sicurezza e risparmio energetico. La banda larga è
una realtà in tutto il paese, a differenza dell'Italia dove il
digital divide è ancora molto alto, per non parlare del wi-fi, che
da anni è onnipresente in città. Ma anche loro, i portoghesi,
soprattutto i più giovani, anche se non se la passano bene e molti
di loro si vedono costretti a emigrare come quarant'anni fa, hanno
più assi nella manica dei coetanei italiani. Pur con un dispersione scolastica ancora alta, ma comunque inferiore a quella italiana, sono
generalmente più istruiti, e il numero dei NEET è percentualmente
più basso che in Italia, che come sappiamo è seconda nei paesi OCSE
quanto a giovani pelandroni. Ma anche la popolazione generale è
forse messa meglio: sono più poliglotti e parlano meglio l'inglese
e, a Lisbona, il 31% degli elettori -quindi grosso modo della
popolazione sopra i 18 anni- ha una laurea.
Infine ci sono le nuove
opportunità che arrivano dal turismo. Ormai il Portogallo, ma
soprattutto Lisbona e Porto, sono le nuove mete del turismo mondiale.
Lisbona rivaleggia senza sensi d'inferiorità con altre capitali, che fino
a pochi anni fa monopolizzavano il mercato turistico, grazie alla sua
indiscutibile bellezza, alla sua vita culturale e notturna molto
animata e a un'offerta ricettiva tra le migliori al mondo (vedi qui,
qui e qui), tanto che ogni anno vede crescere di oltre il 10% il
numero dei turisti. Congiuntura di cui ha approfittato anche la TAP,
fino a pochi anni fa sull'orlo del fallimento, che negli ultimi due
anni ha raggiunto il record di fatturato.
Ma il rinnovamento non è
stato solo economico: la società portoghese, fino a pochi decenni fa
molto cattolica e tradizionalista, anche a causa del pesante retaggio
di analfabetismo lasciato dalla dittatura, si è secolarizzata nel
giro di pochi anni. Ad esempio durante i mandati di Sócrates,
l'ex primo ministro molto chiacchierato per alcuni intrallazzi,
naturalmente nemmeno lontanamente paragonabili a quelli dei politici
nostrani, è stato depenalizzato l'aborto, fino al 2007 illegale se
non per scopi terapeutici, e nel 2010 è stato istituito il
matrimonio tra persone dello stesso sesso (laddove la destra
proponeva le unioni civili, giusto per far capire quale delle mie due
patrie è ferma al medioevo).
Inoltre Lisbona attira
molti giovani dall'estero e la stessa Câmara
Municipal si è fatta spesso promotrice di iniziative volte a
ripopolare i quartieri del centro con programmi abitativi dedicati ai giovani, facendo sì che la popolazione, che negli ultimi decenni
stava invecchiando pericolosamente, sia ritornata a essere -nei limiti del fisiologico declino demografico- giovane e
intraprendente. Ma di questo ti parlerò un'altra volta.
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