Lá vai un chiosco per un refresco,
di fronte la carrellata di boutique gucci-YSL-boss-D&G-vuitton-eccetera, poi il
teatro Tivoli, il cinema São Jorge per i festival, gli hotel a cinque stelle
con uscieri in livrea, i ristoranti da 50 euro a piatto e sopra ogni cosa,
fortunatamente, l’ombra. Tanta ombra, protagonista dell’Avenida.
L’altro giorno ho sfidato i 35°C
e mi sono preso la briga di ridiscendere (non sia mai che la faccia in salita) l’Avenida
da Liberdade per accertarmi per l’ennesima volta che l’opera di restyling
proceda a pieno ritmo, come accade da dieci anni a questa parte. Quando la
percorsi la prima volta, nel 2001, mi sembrava di essermi imbattuto nella
versione bulgara degli Champs-Elysées, ai quali peraltro si ispira: era una
desolante sfilata di palazzi fatiscenti e vuoti, percorsa da taxi asmatici e rallegrata
soltanto dalla vegetazione rigogliosa. Invece vacci adesso e come ti ho appena detto
ti lustrerai gli occhi.
Avenida da Liberdade (Viale della
Libertà) è l’asse principale della città, lunga poco più di un chilometro e
larga quasi cento metri. Comincia dalla praça Marquês de Pombal e arriva nella
praça dos Restauradores, è servita da tre fermate della linea blu della metro e
da centinaia di autobus che la solcano all’insù e all’ingiù, ha quattro
carreggiate per i veicoli e due larghe passeggiate centrali nonché marciapiedi
laterali per i pedoni. Ci sono ben otto file di alberi da un lato all’altro
della strada, che la rendono un’oasi d’ombra anche se un po’ rumorosa a causa
del traffico.
Le sue origini risalgono al post
terremoto del solito Marquês, che fece costruire un passeio público (passeggiata
pubblica) che di pubblico non aveva un bel niente visto che era recintato per
evitare l’accesso agli straccioni, cioè quasi tutta la popolazione. La sua
attuale concezione invece è della fine del XIX secolo, quando furono costruiti
molti degli edifici che attualmente vi si affacciano. E infatti tutto il viale
è un compendio di storia dell’architettura degli ultimi centocinquant’anni,
viste le facciate dei palazzi: elaborati gioielli di arte nova si alternano ad
architetture di stampo razionalista, ad altre di chiara concezione
contemporanea e ad altre ancora ornate di azulejos come tradizione vuole, in una
piacevole sfilata di forme e colori incorniciate dalla folta vegetazione. E di
tanto in tanto, tra le numerose panchine, una statua di uno scrittore
portoghese si gode il fresco della verzura.
Come dicevo, nell’ultimo decennio
l’avenida ha subito una trasformazione abbastanza radicale. Ha visto nell’odine:
la ristrutturazione di decine di edifici, l’apertura di nuovi e lussuosi
esercizi commerciali (dedicati evidentemente ai ricchi turisti russi, cinesi e di
Dubai dal momento che i portafogli portoghesi sono stati strizzati fino all’ultimo
spicciolo), la riapertura di numerosi chioschi e soprattutto, l’anno scorso, il
rivoluzionamento dei sensi di marcia delle due corsie laterali, per abituarsi alla
quale gli automobilisti lisboetas hanno impiegato un po’ di tempo. Ecco perché,
quando sono in macchina, evito accuratamente di percorrerla. Ma il restyling
continua...
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