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Immagina di essere in un pigro, tiepido pomeriggio di primavera. Ti sei appena fatto una bica e un pastel de nata, hai bighellonato per un po’ negli Armazéns do Chiado e adesso vuoi arrivare al giardino del Príncipe Real per un po’ di fresco relax. Bella la vita, vero? A guastarla c’è giusto la salita di rua da Misericórdia. Però appena cominci la scalata la tua attenzione è attratta da un negozio: libri usati, vecchie riviste, antichi poster. Poi fai qualche altro metro. Un altro negozio di libri usati. E poi ancora un altro, e un altro ancora. Sorridi, sei nella strada degli alfarrabistas!
Sì, gli alfarrabistas, i venditori di libri usati che oltre ai libri vendono il fascino delle introvabili cose démodé e dei pensieri dispersi tra obsolete edizioni brossurate. Sono un pezzettino di Lisbona sconosciuto ai più ma molto presente nell’anima della città, che anzi è legato in un impercettibile fil rouge con gli edifici un po’ antiquati della velha Lisboa.
Una buona parte di alfarrabistas si
trova per l’appunto tra rua da Misericórdia e largo Trindade Coelho, lì dove c’è
la statua del cauteleiro. Negozi d’antan che espongono i loro pezzi sfusi di
libri, tra cui sicuramente edizioni dei Lusiadi di qualche decennio fa,
raccolte di poesie di Pessoa o antologie di qualche altra felice penna lusofona
dimenticata. O cartine dell’impero coloniale del Portogallo, con nomi di città che
non esistono più (i nomi, non le città). O saggi scritti da intellettuali
sepolti dagli anni e zittiti dalla contemporaneità.
Altri alfarrabistas sono sparsi
un po’ in giro per la capitale: il più singolare è quello che si trova nelle
escadinhas de são Cristóvão, ai piedi della Mouraria: un bugigattolo di due
metri quadrati ricolmo di ogni ben di dio su carta stampata che però –attenzione!-
spesso ho trovato chiuso. Oppure l’immancabile Feira da Ladra, con un paio di
negozietti che espongono i poster degli anni bui della Mocidade Portuguesa (la
gioventù fascista) accanto ad altri reperti più piacevoli, nonché con sgangherate
bancarelle apparecchiate con ciò che scantinati invasi da muffa e ragnatele hanno
restituito sotto forma di fumetti, cartoline e quaderni di trent’anni fa o molto
più.
Ma il sabato pomeriggio, mentre
sotto il Panteão de Santa Engrácia l’inebriante, famosa kermesse
dell’usato –la Feira da Ladra, appunto- comincia a sbaraccare, nel cuore dell’elegante Chiado, lungo
la rua Anchieta, c’è la fiera degli alfarrabistas che interrompe lo struscio
dei lisboetas concentrati sullo shopping: una sfilata di bancarelle espone alla
curiosità e al benevolo portafoglio dei passanti tutto ciò che i magazzini, i
vecchi scaffali e la memoria riescono a rinverdire. Edizioni sconosciute o
introvabili, testi dimenticati, riviste inaspettate: tutto ciò che appartiene
al secolo scorso, o forse a quello ancora prima, rivede il sole e si presenta
nella sua forma migliore tra pagine ingiallite e impolverate, ma
inevitabilmente inzuppate di storia e di storie. E, a volte, pure di acari.
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