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Come ti dicevo nell’altro post,
la crisi non ha intimorito più di tanto la giunta comunale di Lisbona, che
semmai ha approfittato del momento di difficoltà per spremersi le meningi e
farsi venire delle idee. Ha anche spremuto il portafogli cercando di
raggranellare gli ultimi spiccioli disponibili per dare alla città qualche
piccola perla.
Prima di tutto pochi mesi fa è
stata prolungata la linea rossa della metro fino all’aeroporto: un traguardo
che vuol dire molto per una città che riceve ogni anno sempre più turisti stranieri.
Ma non è un episodio isolato: negli ultimi dieci anni la rete della metro si è
estesa di varie stazioni e di vari chilometri, a differenza di quanto accade
nelle nostre città, dove tra reperti archeologici (la scusa), tangenti,
infiltrazioni di vario genere e comitati di cittadini che si oppongono ai
lavori (a Roma, sic!) ogni chilometro ci costa un decennio di vita e qualche
milione di euro.
Ma andiamo avanti: capitolo
cultura. Proseguono i lavori per il nuovo Museo delle Carrozze (Museu dos Coches), a Belém, che ospita carrozze dal XVI secolo in poi, e che dovrebbe
vedere la luce all’inizio dell’anno prossimo. E che non è niente in confronto
all’idea dell’Atelier Museu Júlio Pomar, inaugurato tre settimane fa (ma il cui
concepimento in realtà risale a undici anni fa): si tratta di uno spazio
progettato dall’archistar Álvaro Siza Vieira e dedicato all’artista Júlio
Pomar, nel quale le giovani leve possono lavorare gomito a gomito con l’artista
cui è dedicato il museo ed esporre le proprie opere.
Ma siccome la crescita di una
popolazione non si fa solo coi musei, ecco che ti viene potenziata anche la
rete di biblioteche comunali. Che non sono polverosi e sfigati ricettacoli di
secchioni, ma luoghi d’incontro intergenerazionali con libri, computer, wi-fi,
supporti multimediali, addirittura playstation e giardini. Proprio l’altro giorno è stata inaugurata l’ultima della serie, nel quartiere di Alvalade, ma è
in programma l’apertura di altre due biblioteche, a cui si affianca la
ristrutturazione di quelle esistenti, come la centralissima biblioteca do
Loreto, proprio accanto alla Bica.
E per la convivialità e una
spinta alla piccola ristorazione che si fa?
L’anno scorso è stata riqualificata la piazza Martim Moniz, area
cerniera tra la Baixa e la Mouraria, enfatizzando la sua identità etnica con l’allestimento
di una ventina di chioschi di cucine dal mondo (tra cui l’italiana) e
sottraendo l’area a ratti e spacciatori. E qualche settimana fa è stata aperta
al pubblico la Ribeira das Naus (foto), un tratto di lungotago alle spalle del
quale nei prossimi mesi sarà aggiunto un giardino tra il Terreiro do Paço e il
Cais do Sodré.
Pensi che abbia finito? No, non
ho finito. Continua a rosicare, italiano che non sei altro!
Go Graziano!
RispondiEliminaIl primo tuo post sulla crisi l'ho messo anche su FB...potevo, no? :D
Potevi? Dovevi! :-)
Eliminache bell'articolo! stanno investendo molto bene... che voglia di ritornaci... mi sa che la troverò ancora più linda!!!
RispondiEliminaSì, Rokkino, la città, nonostante tutto, è in movimento. Quando ritornerai la troverai sicuramente più linda. Tu però ritornaci! :-)
Eliminada quello che scrivi sembra un altro mondo rispetto alle nostre città...
RispondiEliminaCiao Mary
Eliminala mia impressione è che qui la politica sia meno collusa con poteri "extra" e che l'"effetto clan" che è il paradigma della ripartizione di appalti e lavori nel pubblico in Italia qui non esista, o esista molto meno. In altre parole chi è al potere cerca di circondarsi di professionisti e non di parenti. Poi certamente il Portogallo è afflitto da pesanti problemi strutturali che aggravano la crisi, ma quello che mi pare di percepire è che le idee non vengono mortificate sistematicamente come avviene in Italia, ma anzi incentivate anche a livello governativo. L'argomento però, come puoi immaginare, richiederebbe una trattazione ben più approfondita, che non può essere esaurita nello spazio di un commento a un post.
mi sembra di capire che vivi in Portogallo non da qualche giorno e credo che le tue non siano solo percezioni...
RispondiEliminaPer essere precisi, Mary, mi divido fra Roma e Lisbona ormai da oltre dieci anni.
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