sabato 5 gennaio 2013

A CULO DURO




Chissà quante volte l’avrai ballato senza rendertene conto. Io l’ho sentito la prima volta a Roma in una notte dell’estate 2011. Ero al semaforo all’imbocco della Marco Polo e un’altra smart inchioda accanto alla mia: al volante una coatta di una ventina d'anni, truccata e pettinata come Lady Gaga, fuma e si specchia ascoltando un’inascoltabile musica ad alto volume e, cantando il ritornello della canzone (“oy oy oy – oy oy oy oy”), agita un braccio a mo' di lazo. Appena scatta il verde, butta la cicca e sgasa. Il mio primo pensiero? La speranza che si spiaccicasse come un insetto contro qualcosa: il rovello che un simile essere vivente potesse aggirarsi nel mio stesso sistema solare m’inquietava oltremisura.

Da allora non trovavo pace: tutte le radio la trasmettevano, e io ne ero talmente irritato che le mie orecchie si rifiutavano di captare che metà testo (“testo”!) fosse in portoghese. Solo quando mi sono reso conto della presenza di parole in portoghese, il mio atteggiamento nei suoi confronti si è ammorbidito. Del resto Danza Kuduro” ha il merito di aver sdoganato al mondo intero il kuduro. Che, di sicuro tu non lo sai, ha molto a che fare con Lisbona.

Il kuduro è un genere nato negli anni Ottanta in Angola e si è poi perfezionato nelle favelas della periferia di Lisbona per mano degli immigrati di seconda e terza generazione, fino ad arrivare al mondo intero appunto con il successo di due anni fa, molto edulcorato per raggiungere soddisfacenti risultati commerciali. In realtà qui a Lisbona la scena del kuduro è a dir poco in continua ebollizione, niente a che vedere con una hit da quattro soldi. Ragazzi originari dell’Angola (ma portoghesi fino al midollo) sperimentano suoni meticci nei loro sobborghi, soprattutto ad Amadora e dintorni, con un armamentario di percussioni che vanno dal classico bongo alla lattina di olio vuota e danno vita a ritmi che ti fanno muovere le gambe anche se ti è appena venuto il colpo della strega. Poi, con i loro strumenti rimediati, convergono nella capitale e si piazzano nelle strade improvvisando drum session che coinvolgono i passanti, come quella fenomenale a cui ho assistito l’altra sera in rua Augusta, con decine di persone che ballavano, applaudivano e lasciavano un’offerta (anch’io).

Naturalmente, oltre che nelle strade, i ragazzi del kuduro si affacciano nelle case discografiche e magari diventano nomi di primo piano. Come Dj Marfox che a soli 24 anni domina la scena kuduro di Lisbona ed è stato eletto da Time Out Lisboa uno dei dieci personaggi da tener d’occhio nel 2013. Oppure come i Buraka Som Sistema, i boss consolidati del genere, che derivano il nome dal disagiato quartiere Buraca di Amadora.

Dove ascoltare (e ballare) il kuduro? Sono molti i locali che lo propongono nel menu del giorno (o meglio della notte). Sicuramente i più raccomandati, tutti in zona Cais do Sodré, sono lo storico B-Leza, specializzato in ritmi made in Africa, il Bar Lounge e quel mirabolante scrigno di suoni che è il Music Box.

A questo punto suppongo tu voglia sapere perché si chiama kuduro. È presto detto: perché in alcune mosse pare che chi balla il kuduro abbia il cu duro (culo duro). Tu hai mai ballato a culo duro?

2 commenti:

  1. Anch'io ho riconosciuto qualche parola in portoghese, poi il video è piacevole se non altro per la presenza delle 3 ragazze sull'imbarcazione, che non sarebbero niente male.....!!

    Se ho ballato a Kulo duro ? Sì, una volta, il kuduro ancora non esisteva di sicuro. Nel mezzo della danza mi accorgo di avere i pantaloni scuciti sul didietro....far finta di niente e finire "il giro" era d'obbligo....Stringere le chiappe per ridurre il volume e tentare di nascondere fu naturale.....Inutile dire che poi passai il resto della serata seduto, adducendo ad un inesistente mal di piedi...!!

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