martedì 8 ottobre 2013

TOREL! CHI ERA COSTUI?





La scusa è sempre quella: dedicarmi alla nobile attività che i latini chiamavano otium (riflessione, speculazione), contrapposta al volgare negotium (attività economica). Così ogni deriva semantica che mi spinga a dedicarmi anche all’ozio nella sua accezione più volgare rientra negli inevitabili imprevisti di lavoro. Cioè, se la meditazione degenera in mero cazzeggio, è già messo in conto. Non so se ti è chiaro, ma oggi ti parlo di un posto in cui cazzeggiare in santa pace.

E qui sfoggio anche la mia aneddotica personale. Nella sfolgorante primavera del 2002, quando la mia love story con Lisbona sbocciò in tutto il suo rigoglio e si consolidò, Eduarda mi portò, dopo un impegnativo trekking urbano lungo la ripida rua do Telhal, in un giardino ancora un po’ implume ma da cui si godeva un bel panorama. Era il Jardim do Torel, praticamente deserto. Poi per quasi una decina d’anni l’ho ignorato, fino a quando una volta, sempre indaffarato col mio otium in un altro miradouro, segnatamente quello di São Pedro de Alcântara, vedo sulla collina di fronte questo spazio frondoso, rigoglioso e ombreggiato. E mi dico: “ma sì, quello è il Jardim do Torel. Devo andarci assolutamente, immediatamente!” E così, ligio alla mia deontologia professionale che mi richiamava all’otium, nobile tensione verso il cazzeggio supremo, mi sono precipitato sull’avenida da Liberdade e quindi ho risalito balzellon balzelloni tutto il percorso dell’elevador do Lavra (anf, anf) fino a ritrovarmi in questo angolino di paradiso.

E lo trovai leggermente diverso da come me lo ricordavo. Prima di tutto molto più rigoglioso, ma anche più piccolino (0,28 ettari). È un giardino che si sviluppa su più livelli, di cui il più frondoso è quello superiore, che oltretutto offre uno spettacolare panorama verso la parte occidentale della città, particolarmente sulla collina del Bairro Alto e del Príncipe Real. Verso l’ora del tramonto diventa abbacinante a causa del sole che ti trafigge gli occhi coi suoi ultimi raggi, quindi se cerchi una location romantica vacci pure nel tardo pomeriggio, mentre se cerchi un posto tranquillo per leggere è meglio la mattina. E a proposito di leggere e godersi il panorama, il Jardim do Torel ha delle fantastiche panche monoposto di legno con poggiapiedi, in verità più simili a sedie a sdraio fisse, rivolte proprio a occidente, per darti l’agio di goderti il posto nel migliore dei modi e perderti nelle tue considerazioni sull’universo.

Volendo, poi, puoi anche goderti il giardino andando a mangiare o bere nel sottostante chiosco che al tramonto ospita spesso e volentieri dei dj set, oppure prendere il sole su una panchina nella contigua zona pavimentata, o ancora, se vuoi sgranchirti le gambe, semplicemente passeggiare nelle verdeggianti e silenziose stradine adiacenti che ospitano palazzetti aristocratici risalenti ai sec. XVIII e XIX.

Però prima leggi le seguenti righe per evitare brutte figure se un avventore dovesse chiederti a bruciapelo perché si chiama Jardim do Torel. Torel… chi era costui? Era Cunha Thorel, il più ricco signorotto della zona, che lì visse nel XVIII secolo, nonché il proprietario di quel terreno. Che però nel 1928 passò al Comune, che lo trasformò in giardino. E nel 2000 un’ulteriore opera di rinnovamento ce l’ha consegnato così: piccolo, ombreggiato e divino, per le nostre impegnative sessioni di otium. O di cazzeggio, fai tu.

6 commenti:

  1. che bello... un altro posto che mi piace tantissimoooooooo!!!! spesso ci andavo per rilassarmi dopo le notti brave...

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    1. Ti trattavi bene, mi par di capire...

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    2. eh si...!!! questa estate mi sono trattato bene girando tutto l'algarve :P

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    3. Quindi poi ci sei tornato in Portogallo! E non mi dici niente? :-P

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  2. Molto bello. Ricordo alcuni pomeriggi d'estate passati nella massima tranquillità e, principalmente, in buona compagnia.

    Un altro luogo "verde" molto bello e alquanto sconosciuto anche dagli "alfacinhas" è il Jardim Botanico d'Ajuda.

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    1. ... e prima o poi parleremo anche del giardino di Ajuda. Ma tempo al tempo, all'ozio non si comanda!

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