Qualche giorno fa, se hai
seguito la pagina Facebook di Lisbon storie, avrai saputo della gita
fatta con un bel gruppo di persone e magari hai anche partecipato a mia insaputa. Una gita in cui ciascuno dei
partecipanti ha fatto perdere le tracce di sé per poi farle
ritrovare in un resoconto di 400 caratteri. C'è chi ha visto la
Rivoluzione dei Garofani, chi le bettole del fado vadio, chi gli auto
da fé, chi il Tago, chi il cielo azzurro, chi tante altre cose. Hanno errato
per Lisbona a modo loro e poi ce l'hanno narrata. Sì, sono loro: i
Narranti Erranti.
Narranti Erranti è una
community nata dalla testa e dalla penna, entrambe brillanti, di un
creativo di rango (che ho avuto il privilegio di conoscere personalmente) nonché seguace
della prima ora di Lisbon storie, il quale ha avuto un'altrettanto
brillante idea: dedicare una settimana dei Narranti Erranti a Lisbon
storie, per una join-venture de noantri incentrata sulla scrittura e
sulla creatività. Le parole d'ordine di questa
peregrinazione tra verbi, sostantivi e suggestioni erano: azulejo e salita.
La sfida era, come
succede ormai da un paio d'anni su Narranti Erranti: scrivere un
miniracconto di massimo 400 caratteri che contenga le due parole
prescelte e metterle ai voti (“mi piace”). In questa edizione
speciale, oltre alla classica giuria popolare, c'è stata anche la
giuria Lisbon storie. È stata davvero una gran bella scarpinata
immaginaria per Lisbona, tra i suoi miradouros, le sue calçadas e i
suoi vicoletti, e alla fine ecco cos'è successo.
Giuria popolare.
Al
secondo posto a pari merito ben tre racconti:
“Brain
drain” di Michele Musso, “Aria nuova vita nuova” di Livia De
Giorgi, “Sette soli sette lune” di Ada Grande.
Al primo posto: “Principio di complementarietà” di Dek Dekku (Salvatore Di Carmine).
Giuria Lisbon storie.
Al secondo posto, per aver mostrato, attraverso un ritmo svelto e serrato, quasi da film d'azione, un fotogramma di una storia non raccontata della quale il lettore è invogliato a costruirsi la propria trama personale: “La fuga” di Maura Moscatelli.
Al primo posto, per
la capacità di raccontare, in poche pennellate intense ed evocative
della città e della sua bellezza, il dolore di una malattia che
priva dei ricordi e la forza di un legame che non è banalmente
d'amore bensì di rispetto, affetto e gratitudine: “Lisboa, velha
cidade” di Patrizia Bartoli.
Congratulazioni ai sei
vincitori e a tutti i partecipanti per la loro appassionata, competente ed
entusiastica adesione (qui puoi leggere tutti i racconti). Io, per
quanto mi riguarda, mi sono divertito un sacco, e ho il sospetto che anche i
circa cinquanta partecipanti siano andati in visibilio bighellonando
con la fantasia e con la penna per Lisbona. Quindi direi (e questo è
un desiderio, un auspicio e un'esortazione): repetita iuvant.
molto belli, davvero! complimenti agli autori e a chi ha organizzato questa simpatica tenzone!
RispondiEliminaGrazie! Magari, se ci sarà una prossima edizione, potresti anche partecipare ;-)
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