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Osservare la gente è,
tra le occupazioni più inutili, sicuramente una delle più
divertenti. Quindi ti propongo un passatempo da sfaccendati D.O.C.
quali siamo: con la scusa di prendere un caffè o una ginjinha,
sediamoci alla esplanada di un chiosco qualsiasi della città e io ti
dico che tipo di lisboeta ci passa davanti.
Per esempio guarda questo
tizio! A Roma lo chiamerebbero coatto, anche se i coatti romani non
sputacchiano di continuo e non hanno un accendino perennemente nella
mano come questo. Braghe calate, un boné (berretto) calcato in
testa, un incomprensibile slang masticato come fosse pastilha
elastica (chewing-gum) e vistose patacche disseminate sul vestiario:
siamo di fronte a un esemplare di chunga (detto anche rasca).
Ora guarda questa
coppietta che passa. Entrambi con una ben pettinata zazzera
lunghetta, abiti vagamente Ralph Lauren o Tommy Hilfigher (ma possono
essere di qualsiasi altra marca classic-fighetto), e interessi
mondano-sportivi che gravitano intorno allo Estoril Open. Chi sono?
Sono i betinhos, da Beto, diminutivo di Roberto, tipico nome proprio
affibbiato ai rampolli della buona borghesia. Tradotto in romano,
equivalgono più o meno ai pariolini.
E questa signora? È
avanti negli anni, puzza un po' di pesce e per come parla e si
presenta potrebbe essere una chunga, con cui ha enormi affinità
antropologiche. Del resto in famiglia sicuramente ha figli o nipoti chungas, ma essendo di un'altra generazione e avendo
l'abitudine di grigliare le sardine per i vicoletti del suo
quartiere, sicuramente è una varina. In origine la varina era la
pescivendola che la mattina vendeva il pescato davanti alla sua porta
di casa, ma ormai con l'espressione si designano le sguaiate anziane
del popolino. Vaiasse, le chiamerebbero a Napoli.
E a proposito di
popolino, quando ti vuoi riferire all'indistinta moltitudine plebea,
quella che si muove come si muove la corrente, puoi utilizzare
l'efficace espressione arraia miúda.
Letteralmente si tratta delle piccole razze (raia o arraia) che si
muovono in enormi branchi compatti nell'oceano, come appunto la folla
senza idee né opinioni se non quelle somministrate da
maître-à-penser da
quattro soldi. Anche in Italia abbiamo enormi masse di arraia miúda.
Ma adesso attenzione,
facciamo un'acrobazia di censo. Vedi questa vistosamente ricca
signora ingioiellata, abbronzata e che parla con la bocca a culo di
gallina? Sicuramente abita a Cascais o a Estoril (o anche al Restelo
o verso l'avenida de Roma) e, se ha sgravato, i suoi figli sono
indubbiamente betinhos: si tratta di una tia (zia). Il suo habitat
naturale? Oltre alle spiagge della linha (da Carcavelos a Cascais),
si muove nelle boutique della capitale nonché nelle spa e nei
ristoranti degli hotel dell'avenida da Liberdade a consumare carte di
credito che attingono a conti correnti senza fondo. A loro la crisi
fa un baffo.
La crisi fa un baffo
anche a questo tizio losco, lo vedi? Sembra un mafiosetto o giù di
lì che opera sull'orlo della legalità, è un gran maneggione e
magari evade pure le tasse. Si tratta di un Chico-esperto,
letteralmente Ciccio furbo (Chico è il diminutivo di Francisco) e,
dalla definizione che ne dà il vocabolario, trattasi di individuo
che si crede più furbo degli altri e che persegue il vantaggio
personale a scapito della collettività. Ma... siamo ancora a Lisbona
o siamo stati catapultati in Italia?
Bellissimo post. Conoscevo solo i betos, ma non l'origine del nome :)
RispondiEliminaGrazie, mariantonietta! La fonte dell'etimo di beto è la mia affidabilissima prof di portoghese: chi meglio di lei? :-)
EliminaMa piuttosto: che piacere rivederti da queste parti!
ti manca il "tòtò" o "antonio" :)
RispondiEliminaTás a gozar comigo, pá? :-D
EliminaGraziano, è sempre un piacere leggere i tuoi post....mi sembra di essere là, nella mia amata Lisbona.
EliminaObrigado, anomimo!
EliminaGraziano, io sapevo che tia si traducesse in zitella. Confermi? In caso contrario, come si dice zitella?
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