Hai presente quel bel
palazzo vagamente orientaleggiante nella piazza del Príncipe Real? Hai presenti le impalcature che l'hanno circondato per un bel
po' di tempo? Allora adesso devi aver presente quello che c'è
dentro. Non ce l'hai presente? Va be', rimediamo subito.
Ci vediamo fra due righe
di testo nel chiosco del giardino del Príncipe Real, così ti accompagno in questa
perla di architettura e di design che da tre mesi circa splende nel
panorama perennemente sbrilluccicante di questa città che, pur non
essendo gigantesca, riesce sempre a serbare delle sorprese pure se
pensi di conoscerla come le tue tasche. Ci sei? Sei in ritardo di un
rigo di testo, sappilo. Su, attraversiamo la strada ed entriamo in questo
piccolo mondo incantato.
Questo è il Palacete
Ribeiro da Cunha, costruito nel 1877 su progetto di Henrique Carlos
Afonso, in cui puoi leggere gli stilemi del neoclassicismo romantico
ottocentesco portoghese in stile neo-arabo. Proprietà del ricco
commerciante José Ribeiro da Cunha, originario del Minho, fu venduto
nel 1901 alla famiglia Seixas, che a sua volta lo vendette nel 1920 a
Manuel Caroça. Questi lo lasciò alla figlia, i cui discendenti
continuarono ad abitare l'ultimo piano dello stabile fino alla metà
degli anni Novanta, mentre nel frattempo una parte del palazzetto fu
affittato al Rettorato dell'Universidade Nova de Lisboa.
Dopo quasi vent'anni di
abbandono che stringeva il cuore, l'idea: rimetterlo a nuovo e
trasformarlo in un centro commerciale sui generis. Così, dopo un
lavoro di restauro molto accurato, a settembre ha visto la luce
Embaixada, il centro commerciale di prodotti made in Portugal. Il
risultato è davvero di quelli che ti lasciano a bocca aperta: si
accede dal grande atrio con scalinata sontuosa e ci si perde nei suoi
meandri. Il patio è diventato una sala da caffè e le stanze sono i
negozi, scrigni pieni di oggetti di design e di artigianato
portoghese.
Ma è proprio il palazzo
a lasciarti di stucco: il restauro non è stato invasivo e ha anzi
lasciato intatta la patina del tempo sugli stucchi -appunto-, sulle
pareti, sugli infissi e sui corredi, conferendo all'antica residenza
un fascino intenso e autentico. Sembra quasi di intrufolarsi in un
palazzo nobiliare ancora abitato e di stare per incrociare
maggiordomi e governanti. E invece incroci capi di burel (lana cotta
della Serra da Estrela), accessori di sughero, vecchi dischi
portoghesi e oggetti di design contemporaneo, che a loro volta
incrociano il tuo portafogli il quale è ben lieto di dare il meglio
di sé. Se poi dovessi uscire da Embaixada con un vago senso di colpa
per le spese inopinate, eccoti pronta la giustificazione per far
tacere la tua coscienza: c'è crisi, l'economia va aiutata.
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