L'altro giorno, su uno
sciagurato volo easyJet Lisbona-Roma, dietro di me cinque ventenni,
chiaramente studentesse universitarie di buona famiglia lisboeta,
discettavano sull'ortografia di alcune parole portoghesi molto
comuni, corrispondenti all'italiano “contattare” o “fatto”.
Se non conoscessi certi retroscena lusitani, le avrei bollate come
ignoranti, invece è esattamente il contrario: erano ben informate. E
sai perché?
Devi sapere che il
portoghese, benché come ogni altra lingua si evolva in modo
spontaneo, di tanto in tanto si evolve per decreti legislativi, nella
fattispecie attraverso l'acordo ortográfico,
per assicurare la maggiore omogeneità linguistica possibile tra i
vari paesi lusofoni. Paulo mi ha detto che nei decenni
passati determinati accordi ortografici hanno sancito ad esempio
l'estinzione del grafema “ph”, sostituito da una più pratica
“f”, come in pharmácia,
che divenne farmácia.
Ma i casi di ritocchi sono molteplici, e in genere sono tutti tesi ad
avvicinare il grafema al fonema (la scritta alla pronuncia).
La
storia ricorda ben cinque accordi ortografici, ma quello che ha
sollevato più polemiche è stato l'ultimo, elaborato nell'ormai
lontano 1990 ed entrato in vigore nel 2010, dopo due decenni di tira
e molla tra i paesi lusofoni (soprattutto Portogallo e Brasile). Le
polemiche sono state molto accese soprattutto in Portogallo, visto
che il nuovo accordo prevede, nella stragrande maggioranza dei casi,
l'adozione dell'ortografia brasiliana. Nell'ultimo
biennio ciò ha comportato, soprattutto in Portogallo, la revisione
di tutti i testi scolastici, l'adattamento dei correttori automatici
dei programmi di scrittura ma soprattutto l'aggiornamento di stuoli
di professionisti della scrittura, dai giornalisti ai professori di
portoghese. E naturalmente ha comportato scontri ideologici che non
si placano, dal momento che molti leggono questo accordo come un
calarsi le braghe davanti ai brasiliani.
Polemiche
su polemiche che posso riassumere con le opinioni dei miei amici.
Paulo ad esempio dice che è giusto che il portoghese europeo si
uniformi a quello dei brasiliani, dal momento che è merito loro se
il portoghese è la terza lingua europea più parlata nel mondo. Più
o meno quello che sostiene Wellington (che è brasiliano) secondo cui
se il portoghese diventa sempre più importante non è certo per
merito del Portogallo o, men che meno, dell'Angola o del Mozambico.
Teresa invece non ne capisce l'utilità: sostiene che portoghesi e
brasiliani possono continuare a scrivere come hanno sempre fatto
senza che nessuno metta in dubbio che si tratta della stessa lingua,
come succede con gli inglesi e gli americani. Carlos invece ha
giurato che mai e poi mai si metterà a scrivere secondo i dettami
del nuovo accordo: lui ha imparato a scrivere in un certo modo e non
cambierà per decreto. Un po' quello che ha imposto il nuovo
direttore del Centro Cultural de Belém, una delle fondazioni
culturali più importanti di Lisbona e di conseguenza del Portogallo,
che ha disposto che tutte le produzioni relative al Centro (dai testi
online ai programmi di sala degli spettacoli) non seguano le regole
dell'accordo ortografico. È guerra aperta, e le armi sono accenti,
consonanti e trattini.
una mia amica dice che hanno solo tempo da perdere :)
RispondiEliminashhhh, non farmelo dire ad alta voce, ma sono d'accordo con la tua amica :-)
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