venerdì 23 agosto 2013

“PORTOGHESE” A CHI?


Fonte: qui

Sei salito sull’autobus senza timbrare il biglietto? Sei entrato al cinema senza pagare il biglietto? Ti sei abboccato a una festa senza essere stato invitato? Allora, secondo un modo di dire molto diffuso in Italia, sei un “portoghese”. Ma non permetterti di dirlo in mia presenza altrimenti vai dritto al CTO (Centro Traumatologico Ortopedico).

Anche perché se usi quest’espressione, come fa anche certa stampa, denoti due volte la tua ignoranza: prima di tutto dimostri di non sapere che a Lisbona, almeno sui mezzi pubblici, soprattutto la metro, è molto difficile “fare i portoghesi”, e poi perché fai sapere a tutti che non conosci l’origine di quest’espressione, che ribalta i ruoli e conferma ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, che gli italiani sono sempre stati un popolo di poveracci e cafoni dediti allo scrocco.

Nel XVIII secolo era consuetudine che nel teatro Argentina (foto) l’ambasciata portoghese presso la Santa Sede (ché all'epoca Roma era capitale della Santa Sede, mentre oggi ne è solo una colonia) organizzasse spettacoli che erano gratuiti per i portoghesi residenti a Roma. Però il buon ambasciatore Monsignor Castro, amico della famiglia che aveva fatto costruire il teatro, gli Sforza Cesarini, evidentemente ignorava la natura pezzente dell’italiano medio, perciò aveva in buona fede disposto che, affinché i suoi connazionali avessero libero accesso al teatro, gli bastava qualificarsi al botteghino come tali. E naturalmente, essendosi sparsa la voce, orde di romani che nemmeno sapevano dove fosse il Portogallo si dichiaravano portoghesi ed entravano gratis. Quello che nessuno dice è per quanto tempo sia andata avanti questa storia: una volta o due va pure bene, ma anche tu, ambasciatore, appena lo sai corri ai ripari!

Comunque, giusto perché anche la storia ha una sua logica, nel 1993 il teatro Argentina ha subito un imponente restauro a opera di uno dei più grandi architetti italiani (e del mondo). Di chi si tratta? Di Paolo Portoghesi, tie'.

7 commenti:

  1. Questa storia, così esilarante la dice lunga sulla natura non dei portoghesi, bensì degli italiani :) dovremmo dire dunque "fare l'italiano"!!!!

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    1. Esattamente, Monica! Purtroppo la cialtroneria è indelebilmente inscritta nel DNA italiano.

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    2. sì vero...nel dna culurale, direi...
      oltre il danno anche la beffa... credo sia una espressione intraducibile che colgono solo gli italiani... ;)

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  2. Sì ok, però per una maggiore credibilità bisognerebbe citare la fonte della versione riportata in questo post.

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    1. Anonimo, questa non è una tesi di laurea. E comunque questa storia la conoscono anche i sassi.

      Per citare "le fonti" più attendibili:
      http://www.ipsar.org/modules.php?name=Content&pa=showpage&pid=40
      http://it.wikipedia.org/wiki/Fare_il_portoghese

      Contento? Sappi che Lisbon storie non scrive mai cazzate.

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  3. È la veritá, e non mi stanco mai di raccontare quest'episodio. Grazie Graziano per averla ricordato.

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    1. Figurati. L'importante è ristabilire un po' di equità in questo mondo ingiusto, fatto di italiani che nemmeno credono a quest'episodio (e continuano a vivere a sbafo).

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